venerdì 30 dicembre 2011

Più 6 gradi

30 Dicembre,Domodossola,cielo sereno e vento forte anche nel fondovalle,temperatura alle ore 21.15 più 6 gradi centigradi:una follia per la stagione che dovrebbe essere ma,seppur folle,comunque è.
Qualcosa fa capriole dentro di me e non mi sembra si diverta,certamente io non mi diverto e se in qualche modo si può definire transitiva la proprietà per cui una cosa che sta dentro di me è me stesso cioè identità,c'è sicuramente un evidente riscontro sul non divertimento.
Transito.
Io stesso transito dal sospetto che ciò che sento sia un fastidio organico,materiale,fatto di sangue e tessuto e molecole arrivando a definire questo malessere come psicologico e strettamente mentale.Ci perdo un sacco di tempo in questa diatriba e non ne approfondisco nessuna delle due,galleggiando su un'onda che che mi pendola da un apice all'altro di queste riflessioni.
Materassino e occhiali da sole,pallido in attesa di darmi una risposta che comodamente non perviene.Io stesso ne sono responsabile.Leggo un libro che si chiama 'L'atto di volontà' di tal Roberto Assagioli (un figo della madonna,fondatore della psicosintesi)sperando che mi dia una spinta e un quadro chiaro di cosa devo fare.
La cosa che mi da più fastidio è il malessere fisico che mi attanaglia subdolo e che non mi permette di fare quello che ho sempre fatto e dove ho sempre eccelso,la fisicità.L'atleta non c'è più e invece di incazzarmi mi frustro ancora di più.
In questi più sei gradi ho sentito forte l'impulso egoista di fare i miei interessi e fare le mie scelte,come se non volessi aiutare gli altri in questo momento.
Devo aiutare me stesso in una corsa verso la salvezza.

martedì 13 dicembre 2011

Derealizzazione

Scrivere in una giornata difficile per quanto è strana,considerando in prima e ultima istanza che non è la giornata ad essere strana ma certamente io che mi sento cosi,cioè strano.
Derealizzazione dicono alcuni,ovvero una sorta di smontamento della realtà che io avverto come una congruenza mancata come due pentagoni che sono da ogni punto di vista uguali e quindi sovrapponibili
Sovrapponibile,ecco la parola.
Non mi sento sovrapponibile a me stesso,non riesco a mettere il me stesso sovrapposto a guardare il mondo fuori perchè è come se dal bordo dei miei occhi al confine esterno del mio cervello dove si compone l'immagine del mondo stesso, ci sia uno spessore che non riseco a comprendere per quanto mi sforzi.Un'ombra,un confine,un cuscinetto che è come un giramento di testa che fa male sulla fronte e che ti fa chiudere gli occhi alla ricerca di un posto che conosci,del solito,conosciuto mondo di sempre.
E poi è il panico perchè la testa si chiede subito quale dei due sia vero e si chiede anche,poi,che cosa sia poi questa verità tanto agognata.A questo punto mi manca un appiglio nella mia giornata strana e a volte temo anche che le persone che mi amano non debbano essere appigli e che in fondo io sono un po' matto,che non tornerò mai indietro da questo distacco dal tangibile,che non mi capirò più e che non ho speranza.A tratti ci credo davvero e ho paura.
Mi vorrei rannicchiare e piangere dicendomi che tutto passa,piccolo piccolo.Poi mi vengono su tutti i discorsi sulla responsabilità quando mi dicono che piccolo non posso più esserlo.Brutta storia diventare grandi,terribilmente in ritardo oltre tutto,nei miei freschi trent'anni.

Tutto quello che mi viene detto mi pesa come un monolite.Sei pallido,sembri stanco,sei pallido,agli occhi cerchiati,hai la faccia che segna la vescica,la fascia mi porta verso il cuore...

Oggi ho pensato che se fosse l'ultimo giorno della mia vita vorrei correre su un pendio delle mie montagne,in discesa e urlare.
Ho pensato però che in montagna mi imbarazza urlare e ho pensato che la il deserto sarebbe un bel posto che mi andrebbe bene.