venerdì 6 marzo 2009

Una storia


Scorrevo blog di amici ricordando a mia volta che è da lunghissimo tempo che trascuro questo mio angolo senza scrivere.
Non è certo un dovere,del resto;semplicemente è una condizione figlia di questo momento.

Consideravo però alcuni stati nei giorni addietro generati dall'io distratto attratto dall'inconsistente,esplorazione sensoriale che in definitiva contempla il nulla.Mi chiedo ogni volta se sia un richiamo reale o una fantasia e senza darmi risposta,perchè non voglio,lascio ora spazio alla fantasia con immagini fantastiche che sono un mondo piacevole,un rifugio sicuro ed ,ancora,terra di mezzo nel dubbio sopra citato.

Toccare pelle con mano è lo scivolo giusto per chiudere gli occhi e pioggia e vento sono compagni di viaggio troppo saggi e criptici per essere ignorati.
In giorni duri come la realtà, dominati dalla praticità e dalla stanchezza, mi addentro in strette valli verdi e afose dove tra alti precipizi rocciosi scorrono impetuose acque marroni che con un rombo assordante coprono ogni parola pronunciata d'acqua vaporizzata da una cascata inevitabile.
Ma il cammino prosegue e la terra battuta che è il sentiero sul quale si cammina si snoda salendo sinuoso tra erba bassa scossa ad onde dal vento freddo.Sulle braccia nude,pelle d'oca.Il sole è luminoso senza dare fastidio ed accende i colori.
Una tenda e la notte e piccole luci sulla fronte dei compagni.Qui risiede ancora l'uomo,qui si guardano ancora le stelle e alle otto è già notte,qui si va a dormire senza pensare,qui non c'è letto ma sotto la schiena c'è la terra.
L'alba non è mai comprensibile come un tramonto perchè è buttare un occhio sulla giornata,sul futuro.Non è malinconica,semmai intimorisce.

Si sale su in alto a scoprire la neve e le alte vette.

Slanciate e fiere,inamovibili Dee dall'anima irascibile,votate allo strazio e all'urlo,assetate di cielo perchè ci sono vicine,vogliono la quiete e il buio dello spazio cosmico,ci tendono per natura ma mai saranno soddisfatte.Conoscono molto.
Lassù il vento le sferza di continuo sparando pennacchi di neve per centinaia di metri,il freddo è insopportabile e la roccia si aggrappa a se stessa porgendosi al precipizio senza esitare.Quando poi vi si addensano contro le nubi le montagne scompaiono ad ogni vista in sacrificio e cala la notte coi suoi primi fiocchi di neve.Lassù si scatena la tempesta.
I fiocchi sono miliardi di proiettili gelati che schiantati dal vento rimbalzano sul ghiaccio tormentato,le nubi e la nebbia si muovono veloci come assassini e demoni ancestrali,il buio è ovunque,quell'urlo è un'ululato diabolico,la velocità è travolgente,il panico è totale mentre la montagna se ne sta sempre lì a cercare con il suo cuore immobile le stelle fredde e forse piange quand'è nascosta perchè non si libererà neanche questa volta della sua prigione.Accetta però il supplizio,poichè molto conosce.
La mattina è incantevole:la lotta è finita e da là sotto si vede ergersi splendida una principessa nobile cinta da una corona di gemme in un vestito d'oro bianco e rame lucente,ed il cielo è azzurro.